PICCOLA ESPOSIZIONE DELLA RESTANZA E DEI RITORNI
OMAGGIO A MATERA CAPITALE DELLA CULTURA 2019
Inaugurazione il 6 Agosto 2019 ore 18.00
Piazza Matteotti 205, Acri (Cs)
Attraverso i materiali originali di tre straordinari protagonisti della vita culturale e creativa di Matera, arriva ad Acri una piccola ma densa mostra, dedicata a Mario Cresci, Mauro Bubbico, Francesco Marano. Mario Cresci ha dedicato tutta la prima parte della sua attività di fotografo e grafico a Matera, quando la città era ancora avvolta nel tentativo di riscattarsi dal degrado e dalla povertà. E il suo lavoro è stato fondamentale per fare emergere la bellezza sommersa e la complessità di questo luogo, inoltre far crescere una leva di giovani creativi che oggi prosegue il suo lavoro. Cresci è un protagonista della scena creativa italiana-internazionale.
Mauro Bubbico, uno dei grafici contemporanei più importanti e incisivi d’Italia e uomo del Sud, nel senso più nobile del termine. Non ama e non ha mai amato le convenzioni, i legacci, i legami, ma si riscopre, dopo anni di rifiuto della terra e della sua imprevedibile capacità di trasformare in un attimo la ricchezza in povertà più estrema, legato proprio alle radici più estreme della sua regione, la Lucania. L’ho seguito a sua insaputa e nella mia totale e beata ignoranza per anni, ammirandolo e amandolo per la sua grafica rigorosa, luminosa, mediterranea: una manna, una beatitudine, un bagno purificatorio di bellezza e armonia in mezzo a uno sfacelo di decorativismo, massimalismo e becero provincialismo. I suoi manifesti sui muri di Matera attiravano la mia attenzione, placavano il mio occhio ferito dalla bruttezza quotidiana dell’ignoranza. Non ho mai cercato di capire chi ne fosse l’autore, mi bastava sapere che a Matera, la città da me più amata al Sud, la sua bellezza era capita e tradotta da qualcuno con animo sensibile e curioso. Qualcuno capace di fagocitare avidamente la sua storia e tradurla, con chiarezza, in segni grafici, in curiose e fantastiche creature strappate al mito e trasformate in linguaggio popolare, accessibile e intellegibile ai più, come sempre dovrebbe essere la grafica per definirsi tale…” (Danilo Giaffreda).
Francesco Marano insegna discipline demoetnoantropologiche all’Università degli Studi della Basilicata.
I suoi interessi di ricerca includono l’antropologia visuale, il film etnografico, le autoetnografie e le autorappresentazioni culturali, le feste religiose, le tradizioni alimentari.
E’ autore di saggi, volumi e documentari etnografici. La pratica di inviare pacchi di cibo ai figli emigrati, lavoratori o studenti, è molto diffusa in Italia meridionale.
Il cibo contenuto nella scatola assume significati diversi per chi lo prepara e per chi lo riceve.
Il cibo proveniente dai genitori rievoca il paesaggio sensoriale della famiglia e del luogo d’origine: gli odori della cucina di casa, le pietanze, i termini/suoni dialettali di denominare le pietanze, le presenze della madre e della nonna in cucina e il loro “modo di fare le cose”, le occasioni di commensalità festiva. La capacità del cibo di attivare queste memorie sensoriali si deve in particolare al fatto che con esso si ha un contatto diretto, non soltanto visivo, ma anche olfattivo e tattile. Mangiando
determinati cibi, le relazioni con luoghi e persone vengono letteralmente incorporate e rivissute. Questo potere del cibo viene manipolato dai genitori per controllare il corpo dei figli lontani da casa, la loro salute e le emozioni che li legano alla famiglia e al luogo d’origine.
L’esposizione è stata possibile grazie ai nostri sponsor sostenitori: Supermercato Famila, Cantine Chimento, Sublime “eccellenze in tavola”, Toscano Vincenzo “ferramenta & colori.